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lunedì 5 dicembre 2011

CATANIA



                                                                                                                                                                            4 Dicembre 2011


Rientro oggi da Catania;
a Verona il cielo è coperto e la temperatura piuttosto bassa.  La luce abbagliante del cielo azzurro di Catania è ormai lontana. Si camminava per via Etnea con la giacca sotto braccio. Le ragazze straniere ci passavano accanto  in maglietta e calzoncini corti; nessun cappotto in giro, qualche piumone solo di notte, quando dall'Etna scende un'aria di neve che ti fa rabbrividire. Catania, dalle belle strade lastricate di lava e dai palazzi barocchi che si affacciano con inferriate eleganti sulle vie della vecchia città. Via Crociferi, ricca di chiese e conventi, Piazza Duomo con l'elefante al centro e teorie di cupole che si inseguono fino alla linea azzurra, oltre la ferrovia che separa la città dal suo mare.
Città vivacissima, ricca di teatri e librerie. Corso Italia : vetrine di negozi con le merci esposte come opere d'arte ti accompagnano con la loro opulenza elegante e sfacciata .
Catania nel labirinto onirico delle sue strade dove si spalancano forni odorosi di pane appena cotto, pasticcerie ammiccanti, tavole calde , origano, olive, aromi che pervadono il fitto viavai dei passanti indaffarati sui marciapiedi impossibili per accumuli di automobili che sbarrano il passo ad ogni piè sospinto.
                 Alla pescheria il pesce salta sulle ceste di vimini e sui banconi mentre il mantra dei venditori stordisce l'anima con cantilene antiche che si alzano verso un cielo chiuso tra i muri neri dei palazzi antichi. Saraghi, spigole, teste di pesce spada dai rostri sporgenti, polpi, sarde, pesciolini, calamari ... poco più in là l'Amenano scorre limpido e silenzioso, emergendo per breve tratto dalle profonde viscere  di altre Catanie sepolte dalla  lava rovente molti secoli fa:"Viva Sant'Agata."   
   Piazza Stesicoro ; Bellini, assiso in trono, volta le spalle a quello che fu il rione più ricco di umanità ,il cuore palpitante di una città operosa. San Berillo dalle strette strade dove maestri tappezzieri illuminavano oscure botteghe con le sete di  poltrone rococò e pizzicagnoli esperti costruivano piramidi di olive luminose di olio verde sui banconi , e ancora officine , idraulici, meccanici, postriboli , militari in cerca di avventure in quel mare di gente che palpitava in una quotidiana casba che si snodava in mille vicoli , tra vecchi palazzi signorili e case modeste,edifici umbertini e tratti di sciara inglobati tra le abitazioni. Via delle finanze, dove la notte i bracieri accesi sui marciapiedi illuminavano le grazie androgine di trans in attesa di clienti.
Fu travolta dalle ruspe tutta questa umanità, deportata in desolate periferie, orbata della sua grazia, ridotta in cenci e furore di giovani sradicati. Al suo posto una ferita profonda accoglie orribili palazzi  sotto i cui portici neri e magrebini organizzano un nuovo suk ,quasi a rivendicare l'antica vocazione di un quartiere cancellato per sempre.
Anche questa è Catania, una città che ogni giorno dimentica se stessa, la sua poesia, la grazia del suo dialetto musicale, l'allegria di una gente che condivideva la forza del mare e del vulcano.
Oggi le strade sono sempre più strette e intasate di miriadi di auto quasi ferme, motori che intossicano l'aria. Il gas  assale le narici , pervade i polmoni e tarpa il profumo dei gelsomini che  fanno capolino dai muri corrosi di vecchi giardini abbandonati. Palazzi altissimi di cemento chiudono il cielo e ogni possibile orizzonte. Auto abbandonate dappertutto, relitti inerti , paesaggio urbano di ferraglie contorte. Catania brucia, i polmoni si inaridiscono e l'ossigeno manca.
Abbandonate sui marciapiedi divelti, immondizie e feci di animali sbarrano il passo. Per troppo tempo questa città è stata appannaggio di uomini inetti e infami, di banditi che ne hanno fatto strame.  La città è malata, soffre e geme, accecata,ai piedi del suo vulcano che non vede più perché cavalieri che precedettero il cavaliere e cavalieri investiti dal cavaliere ne murarono per sempre gli orizzonti.
Catania soffre nel suo nuovissimo aeroporto dove famigli e camarille la fanno da padroni. Catania affonda  ma il suo male non è il ragazzino veloce che dal suo motorino scippa la borsa alla turista.
Catania ci è stata scippata tanto tempo fa e da allora, muore ogni giorno  in un'agonia amorfa e senza tempo.


Giovanni Fazio 

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