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Dicembre 2011
a Verona il cielo è coperto e la temperatura piuttosto
bassa. La luce abbagliante del cielo
azzurro di Catania è ormai lontana. Si camminava per via Etnea con la giacca
sotto braccio. Le ragazze straniere ci passavano accanto in maglietta e calzoncini corti; nessun
cappotto in giro, qualche piumone solo di notte, quando dall'Etna scende
un'aria di neve che ti fa rabbrividire. Catania, dalle belle strade lastricate
di lava e dai palazzi barocchi che si affacciano con inferriate eleganti sulle
vie della vecchia città. Via Crociferi, ricca di chiese e conventi, Piazza
Duomo con l'elefante al centro e teorie di cupole che si inseguono fino alla
linea azzurra, oltre la ferrovia che separa la città dal suo mare.
Città vivacissima, ricca di teatri e librerie. Corso Italia
: vetrine di negozi con le merci esposte come opere d'arte ti accompagnano con
la loro opulenza elegante e sfacciata .
Catania nel labirinto onirico delle sue strade dove si
spalancano forni odorosi di pane appena cotto, pasticcerie ammiccanti, tavole
calde , origano, olive, aromi che pervadono il fitto viavai dei passanti
indaffarati sui marciapiedi impossibili per accumuli di automobili che sbarrano
il passo ad ogni piè sospinto.
Alla pescheria il pesce salta sulle ceste di
vimini e sui banconi mentre il mantra dei venditori stordisce l'anima con
cantilene antiche che si alzano verso un cielo chiuso tra i muri neri dei
palazzi antichi. Saraghi, spigole, teste di pesce spada dai rostri sporgenti,
polpi, sarde, pesciolini, calamari ... poco più in là l'Amenano scorre limpido
e silenzioso, emergendo per breve tratto dalle profonde viscere di altre Catanie sepolte dalla lava rovente molti secoli fa:"Viva
Sant'Agata."
Piazza Stesicoro ;
Bellini, assiso in trono, volta le spalle a quello che fu il rione più ricco di
umanità ,il cuore palpitante di una città operosa. San Berillo dalle strette
strade dove maestri tappezzieri illuminavano oscure botteghe con le sete di poltrone rococò e pizzicagnoli esperti
costruivano piramidi di olive luminose di olio verde sui banconi , e ancora
officine , idraulici, meccanici, postriboli , militari in cerca di avventure in
quel mare di gente che palpitava in una quotidiana casba che si snodava in mille
vicoli , tra vecchi palazzi signorili e case modeste,edifici umbertini e tratti
di sciara inglobati tra le abitazioni. Via delle finanze, dove la notte i
bracieri accesi sui marciapiedi illuminavano le grazie androgine di trans in
attesa di clienti.
Fu travolta dalle ruspe tutta questa umanità, deportata in
desolate periferie, orbata della sua grazia, ridotta in cenci e furore di
giovani sradicati. Al suo posto una ferita profonda accoglie orribili
palazzi sotto i cui portici neri e
magrebini organizzano un nuovo suk ,quasi a rivendicare l'antica vocazione di
un quartiere cancellato per sempre.
Anche questa è Catania, una città che ogni giorno dimentica
se stessa, la sua poesia, la grazia del suo dialetto musicale, l'allegria di una
gente che condivideva la forza del mare e del vulcano.
Oggi le strade sono sempre più strette e intasate di miriadi
di auto quasi ferme, motori che intossicano l'aria. Il gas assale le narici , pervade i polmoni e tarpa
il profumo dei gelsomini che fanno
capolino dai muri corrosi di vecchi giardini abbandonati. Palazzi altissimi di
cemento chiudono il cielo e ogni possibile orizzonte. Auto abbandonate
dappertutto, relitti inerti , paesaggio urbano di ferraglie contorte. Catania
brucia, i polmoni si inaridiscono e l'ossigeno manca.
Abbandonate sui marciapiedi divelti, immondizie e feci di
animali sbarrano il passo. Per troppo tempo questa città è stata appannaggio di
uomini inetti e infami, di banditi che ne hanno fatto strame. La città è malata, soffre e geme, accecata,ai
piedi del suo vulcano che non vede più perché cavalieri che precedettero il
cavaliere e cavalieri investiti dal cavaliere ne murarono per sempre gli
orizzonti.
Catania soffre nel suo nuovissimo aeroporto dove famigli e
camarille la fanno da padroni. Catania affonda
ma il suo male non è il ragazzino veloce che dal suo motorino scippa la
borsa alla turista.
Catania ci è stata scippata tanto tempo fa e da allora,
muore ogni giorno in un'agonia amorfa e
senza tempo.
Giovanni Fazio

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