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mercoledì 13 giugno 2012

RISPOSTA A FEDERICO GINATO


Caro Ginato,
leggo in data odierna la tua risposta alle e mail degli iscritti sugli interrogativi aperti dopo le recenti elezioni amministrative.
Mi sembra che la tua risposta si sia fermata ai prerequisiti indispensabili alla vita politica senza minimamente affrontare le questioni di fondo per cui si aderisce ad un partito oppure lo si vota, cioè la linea politica, l'insieme di valori cui si ispira, i ceti sociali ( una volta si chiamavano "classi )che ispirano la sua visione generale, che, come tutti sanno, non piove dall'alto per ispirazione divina ma è il frutto dell'esperienza quotidiana degli uomini e un portato della storia.    
            Questo non vuol dire che i pre requisiti che hai esposto non siano importanti: la degenerazione della rappresentanza politica, partiti e parlamento, è tale e continua ad essere tale, da pretendere giustamente una palingenesi totale, un azzeramento e una ripartenza, che consenta di uscire dal vortice mafioso in cui tutti i partiti sono avvitati.
            Le camere sono piene di inquisiti e condannati che continuano a esercitare le funzioni istituzionali e i loro affari, forti delle immunità conferite loro da un parlamento corrotto che le vota a voto segreto. La recente kermesse messa in scena sul decreto anticorruzione testimonia della totale insensibilità del parlamento per i sentimenti degli italiani. Si mercanteggiano commi e codicilli per ottenere riduzione di tempi di prescrizione e nuove garanzie per i criminali incalliti che siedono in parlamento.  I peggiori ceffi della politica, anche al'interno del PD ( il caso Penati è il più eclatante ma ovviamente non il solo) continuano a ricevere salvacondotti e protezioni più o meno palesi, magari nascoste dentro i codicilli del nuovo decreto anticorruzione.
             Ma questo Penati, plenipotenziario inviato da Bersani, che conoscemmo molto bene quando venne da noi a imporre un segretario regionale , senza tenere conto di quello che pensavano gli iscritti, non era forse conosciuto allora dalla segreteria nazionale? E che cosa ci dobbiamo aspettare dal vertice di un partito che conosce così male gli uomini cui affida incarichi tanto importanti e delicati? Nessuno sente il bisogno di fare ammenda? Ma veramente pensate che gli iscritti siano tanto idioti da pensare che gli idioti siate voi? In politica l'idiozia non esiste, o comunque non è ammessa. Esiste la complicità . Pensateci prima di fare le prediche e considerazioni scontate che non possono che irritare i cittadini che assistono sgomenti all'inverecondo spettacolo.
             Forse qualcuno non ricorda che il grande Willy Brandt diede le dimissioni da capo del governo tedesco quando si appurò che uno dei consiglieri del suo staff era in realtà una spia della Germania Est. Certamente Brandt non poteva saperlo ma le dimissioni furono immediate poiché l'ignoranza in un primo ministro, nei paesi seri, non è tollerata.
            Ciò detto sulle giuste richieste , diciamo banali, visto che mi sembrano ovvie, sebbene tardive, credo che gli iscritti e gli elettori , che stanno vivendo nel tornado della crisi, vorrebbero sapere qual cosina in più in merito al futuro che li aspetta e alle iniziative che il partito si appresta a prendere per invertire la rotta di un disastro epocale.
             In primo luogo, vorrebbero sapere se sono iscritti ad un partito che fa riferimento, dal punto di vista della visione della vita (una volta si chiamava weltanschauung o più semplicemente ideologia) e da quello degli interessi economici, ai ceti deboli, ai lavoratori,( in particolare ai lavoratori dipendenti), ai disoccupati, agli studenti, elle donne, ecc. oppure se si tratta di un partito interclassista dove vige la regola del "ma anche" instaurata dall'estroso Veltroni che dopo avere affermato di non essere mai stato comunista ( ma allora perché era iscritto al PCI?) ci ha regalato un Calearo di cui non solo ci vergogniamo noi , ma anche l'ambiente da cui proviene.
            I cittadini e gli iscritti hanno il diritto di sapere se il nostro è un partito di sinistra che si ascrive all'interno della sinistra europea e internazionale  oppure no. Mi sembra un atto di decenza dire con chiarezza,nei confronti di coloro cui si chiede l'iscrizione o il voto, chi siamo ( a patto che lo si sappia) . 
Se invece il partito vaga in preda ad una totale anomia, senza sapere niente di se stesso, delle classi di riferimento , delle politiche di riferimento nazionali e internazionali, del filone culturale in cui la storia lo avrebbe collocato, allora è bene che lo dica chiaramente, in modo che la gente possa evitare di votarlo o possa evitare di iscriversi, facendo opera di chiarezza democratica nel paese.
            Qualche autorevole esponente del PD  ha esaltato la lungimirante politica di Marchionne e qualcuno ha avuto serie difficoltà ad andare al corteo della FIOMM.
             Questo lo sappiamo dai giornali, visto che nessuno ci ha spiegato se, per il partito, Marchionne vada bene o male o se la FIOMM e la CGIL vadano bene o male.
             E' solo un esempio del caos sul quale galleggia la segreteria Bersani senza sapere se tenere nella cornice ancora la famosa foto di Vasto o gettarla via.
In sostanza anche lui non sembra sapere se il riferimento del nostro variegato partito siano la lotta alla globalizzazione e cioè Naomi Chomsky, la decrescita di Latouche, la democrazia dell'idrogeno di Jeremy Rifkin, il finanzcapitalismo di Luciano Gallino, le tesi di Paul Krugman  oppure i nefasti Chicago boys che ci hanno regalato, paro paro, l'attuale sconvolgimento mondiale.
            Il Pd deve dirci non tanto che si vuole restare in Europa, bensì in quale Europa si vuole restare. Stiamo assistendo a fenomeni che un tempo avremmo potuto concepire solo all'interno di un romanzo di fantascienza : la fortunata serie dei romanzi di Urania, per chi se la ricorda.
Intere nazioni come la Grecia e la Spagna cedono la loro sovranità, non tanto all'Europa, si badi bene, ma al consiglio di amministrazione di una banca. Stiamo scivolando, giorno dopo giorno, dentro un autoritarismo finanziario per cui potrebbe capitare che anche da noi a decidere le politiche sociali e tutto il resto non sia più il governo italiano e il parlamento ma l'amministratore delegato di una banca ( o forse siamo già a quel punto e non ce ne siamo ancora accorti).
            Stiamo qui devoti fedeli di da agenzie di rating di cui aspettiamo con ansia i responsi, tanto brave da non avere previsto i guai che esse stesse e i loro accoliti stavano creando al pianeta con le emissioni di titoli tossici come i cosiddetti derivati che hanno inquinato l'economia mondiale.
            Siamo arrivati al punto che non viene più incentivato il risparmio e che viene lesinato il credito ai produttori. Nessun cittadino può pensare al proprio futuro con serenità, sapendo in che mani siano i suoi risparmi per la malattia e la vecchiaia,se ne ha ancora.
 Nessun industriale avrà cuore di affrontare nuove imprese pensando al rischio cui lo sottopone il capitale finanziario.
            C'è un reverenziale timore di gridare che il re è nudo e che non sono le leggi dello stato a dovere essere condizionate dalla follia e dalla rapacità dei mercati ma viceversa, è la follia anarcoide e la rapacità dei mercati che va arginata con leggi severe.
             Pertanto bisogna sciogliere il nodo, definire senza ambiguità quale Europa vogliamo, come ci poniamo nei confronti della ideologia liberista che ha precipitato il pianeta nel baratro.
 Dobbiamo sapere se l'alternativa che porrà fra qualche mese il PD sarà quella di rifiutare un piano di "risanamento" che, come ipotizza immoralmente la ministra Fornero, marcia sulle carcasse di centinaia di migliaia di cosiddetti esodati, che penalizza l'occupazione,che deprime l'economia del paese e ci asservisce alle banche e alla speculazione dei mercati internazionali.
 E' bene che chi di dovere si svegli e risponda  a chi ci ha gettato nel baratro e del baratro ha fatto l'alibi del suo governo, che a suo tempo Franklin Delano Roosevelt fronteggiò efficacemente una crisi molto simile a questa con misure diametralmente opposte a quelle chevengono attuate e imposte ai cittadini da chi governa l'Italia e la Germania.
            Allora, per concludere questo breve excursus che è più uno sfogo che una riflessione politica, caro Reginato, è venuto il momento di sciogliere i nodi, che sono, ovviamente quelli di cacciare a calci nel sedere tutti i disonesti che albergano in parlamento e nel partito, restituire la politica ai cittadini e chiedere loro scusa, ma anche stabilire se il PD è un partito liberale o un partito socialista, senza nessun riferimento a Craxi, ovviamente ma con un chiaro riferimento ai tizi di cui sopra e alle classi e le persone di cui sopra.
            E' compito del partito sciogliere, con estrema urgenza,il nodo delle ambiguità che lo porteranno inevitabilmente alla rovina . Avere un punto di riferimento politico forte è una garanzia per il futuro nostro e dei nostri figli tuttavia possiamo più baloccarci con formule vuote: o si sta da una parte o dall'altra, ma che sia chiaro!



Giovanni (Titta ) Fazio

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