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martedì 14 febbraio 2012

AIUTIAMO IL POPOLO GRECO


Condividiamo fino in fondo le considerazioni espresse da Gad Lerner nell'articolo apparso oggi 13 Febbraio su Repubblica:
 " Davvero qualcuno pensa di salvare l´Europa così, spezzando le reni alla Grecia? Proprio a ciò stiamo assistendo, con disagio: l´illusione nefasta di restituire unione al Vecchio Continente con il bastone dell´austerità, calpestando la rivolta di piazza Syntagma e contrapponendo un Parlamento prigioniero al suo popolo affamato. La sequenza di provvedimenti dettati dalla Troika al governo di Atene ricorda l´indifferenza del boia piuttosto che non l´abilità del chirurgo. Questa entità burocratica, composta dalla Commissione di Bruxelles, dalla Banca centrale di Francoforte e dal Fondo monetario di Washington si propone di erigere un firewall, cioè un muro antincendio, come estrema difesa dell´euro. E pazienza se al di là di quel muro sono i greci a bruciare."
E' chiaro a tutti che i veri responsabili del fallimento greco sono sempre gli stessi soggetti che hanno innescato la crisi finanziaria internazionale e che adesso continuano imperterriti a dettare ricette disastrose alle vittime della loro criminale politica speculativa.
E' fin troppo facile capire che i primi a soccombere sotto i colpi del grande saccheggio internazionale siano stati gli stati più piccoli e più deboli, specie se inseriti al'interno di un sistema monetario rigido, come quello dell'euro che non consente loro di attuare politiche monetarie difensive. E' anche sintomatico che un governo greco di destra abbia tentato di evitare il redde rationem di una politica disinvolta truccando i conti. Di ciò pagò le conseguenze il suo successore socialista Papandreu che, innocente rispetto all'escamotage della destra, non seppe fronteggiare l'Europa mettendola di fronte alle sue responsabilità. Allora, un'Europa governata, di fatto, dalla presidente Merkel e dal suo ministro dell'economia Wolfgang Schauble , mise in atto il suo diktat caratterizzato da una serie di pacchetti di austerità che , come si vede chiaramente, non risolvono il problema ma , al contrario hanno messo drammaticamente in ginocchio il popolo greco. Come mai la cura è stata così poco efficace?
E' semplice, perché la stessa non era indirizzata a curare il popolo greco ma le banche internazionali che dovevano primariamente essere salvate da una insolvenza del debito ellenico.
Perso di vista il paziente i medici impazziti hanno infierito sul suo corpo sperando si salvare le proprie banche e, con esse, l'intero sistema dell'Euro senza capire che un morto diventa insolvente de facto e che quindi era loro primario interesse ( egoistico) tenere in vita l'ammalato e restituirgli uno stato di salute florida.
Nessuno ha mosso un dito per evitare che gli interessi sui titoli greci raggiungessero livelli di vero strozzinaggio. E' strano: lo strozzinaggio è considerato un turpe reato e combattuto all'interno degli stati europei, ma nessuno trova alcunché da ridire se lo stesso viene praticato dal cosiddetto mercato cui tutto è lecito.
Afferma Lerner " La Troika non vede di buon occhio la scadenza del prossimo mese d´Aprile, quando i greci dovrebbero eleggere democraticamente un nuovo parlamento e un nuovo governo. Teme che la volontà popolare contraddica il piano di lacrime e sangue cui ha vincolato la concessione di ulteriori prestiti. Esige un commissariamento della sovranità nazionale che non è previsto da alcun trattato, e quindi delinea una nuova forma di colonialismo il cui dominio si fonda non più sugli eserciti ma sul debito."

Ci auguriamo che il nuovo parlamento greco che verrà dalle imminenti elezioni sia capace di esprimere un governo che faccia ciò che Papandreu non fu capace di fare.
Che il capitalismo finanziario abbia mostrato tutti i suoi limiti e il proprio fallimento è certificato dai risultati catastrofici che hanno sconquassato l'economia del pianeta. Non si tratta quindi di teorie ma di piazze che bruciano, come ieri è avvenuto ad Atene.
Qualcuno già pensa all'effetto  domino di piccoli stati che seguiranno le sorti della Grecia e qualcun altro si spinge a ipotizzare che la stessa sorte potrebbe toccare a stati come il nostro e come la Francia .
Non a caso critiche severe all'operato di Merkel e dei suoi alleati liberali in Germania vengono dal presidente del Parlamento Europeo Schulz e dalla socialdemocrazia tedesca; stesse critiche e un programma di un rafforzamento della Unione Europea e  di forte contrapposizione alle politiche liberiste  vengono dal candidato socialista alle presidenziali in Francia Hollande.
 Non c'è sociologo od economista, compresi quelli di destra ( e non è strano che anche Tremonti abbia finalmente aperto gli occhi davanti al disastro del liberismo) che non ritenga urgente un'accelerazione della costruzione di una Europa che governi i processi e indichi una via di uscita dalla aggressione dei mercati. Un 'Europa che ricalchi la coraggiosa politica di Roosvelt quando con il New Deal seppe mettere un limite invalicabile allo strapotere finanziario delle banche.
  Lo stesso presidente Monti , pur essendo un liberale, si rende conto della necessità di un governo politico europeo dell'economia.
Fino a quando i governanti tedeschi non capiranno che ogni membro dell'unione deve essere difeso strenuamente dalla speculazione internazionale, che ogni membro dell'unione ha pari dignità e parità di diritti, che la sorte della solida Germania non è indipendente da quella della dilaniata Grecia, che all'Europa delle banche deve sostituirsi quella dei cittadini , la catastrofe definitiva dell'intero sistema economico europeo può essere solo rimandata ma non evitata.
A chi oggi sostiene, la cantilena dei populisti interssati che destra e sinistra ormai siano la stessa cosa, rispondiamo che dalla scelta tra l'attuale strategia di destra o da una diversa politica della sinistra europea dipende, non ideologicamente  ma nella concretezza, la salvaguardia dei nostri beni, della nostra salute, dei nostri diritti e della nostra cultura.
Per questo motivo l'appello "Aiutiamo il popolo greco" non è un generoso invito alla solidarietà ma la frontiera sulla quale dobbiamo impegnarci per una svolta politica che salvi l'Europa dalla catastrofe e con essa le nostre vite e quelle dei nostri figli.
Manifestiamo nelle piazze di tutta Europa contro l'aggressione alla Grecia. Uniamoci al movimento degli indignati in una grande campagna europea per una Europa forte e unita, equa e solidale,   non più matrigna ma vera patria di tutti i suoi figli.

Giovanni Fazio

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